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La leggenda della Lancia d’oro del Castello Vistarini.

C’era una volta………

Tutte le storie che si rispettano cominciano così, ma quella che vogliamo raccontare è una storia vera, o almeno così sembra e che si è svolta nella nostra Salerano sul Lambro. Il fiume Lambro, infatti,in questo punto  sembra rallentare il suo scorrere e così forma un’ansa, come una giravolta, al cui centro sorge il nostro Paese. Al centro del Paese c’è un Castello.

In  effetti non è un vero Castello, come quelli che siamo  abituati a vedere con le merlature, le feritoie ed i ponti levatoi, ma le torri ci sono, tre belle torri quadrate da una parte e dall’altra dei tre fronti di facciata il quarto lato è un verde giardino. In realtà è un grosso palazzone con un grande cortile verde nel mezzo. Oggi è abitato da varie famiglie ed in una torre del Castello c’è la Biblioteca Comunale.

Tanti e tanti anni fa questo Castello apparteneva ad una famiglia il cui capostipite era un uomo importante, e non solo a livello lodigiano, con una folta barba, con due occhi di fuoco, come si può vedere dal suo ritratto la cui copia è esposta nel Castello. Questo Signore era Ludovico VISTARINI ed il Castello, infatti, si chiama ancor oggi, Castello Vistarini.

Il mestiere di Ludovico era quello delle Armi e fu un celebre Capitano di Ventura ricordato perfino nelle “Storie d’Italia” del Guicciardini. Per l’aiuto prezioso che aveva dato ai Lodigiani per liberare Lodi e scacciare le truppe spagnole di Maramaldo, i Lodigiani per riconoscenza l’avevano nominato “Padre della Patria” e gli avevano regalato in segno di gratitudine una “LANCIA D’ORO”. Era un capolavoro di LANCIA, bella splendente, pesante e tutta decorata, un vero e proprio gioiello. Ludovico prima, e poi i suoi eredi avevano conservato questa LANCIA d’oro nel Castello dove la famiglia abitava ed ad ogni occasione importante la facevano vedere.

Un giorno la mostrarono anche al Granduca di Milano che si era trovato di passaggio per Salerano. Quando il Granduca vide la bellissima LANCIA se ne innamorò, e fidando della sua carica, mandò il suo Ciambellano di corte a richiederla per se, “ e subito” gli disse.

Il Ciambellano conosceva benissimo il carattere permaloso del Granduca e ne parlò con i Vistarini. Questi cercarono di tergiversare e alla fine mandarono a dire: “Volentieri daremmo la nostra LANCIA D’ORO al Granduca, ma prima dobbiamo chiedere il permesso a tutti i lodigiani, perché sono stati loro a donarla al nostro avo”. E tira avanti una scusa, e tirane fuori un’altra riuscirono a non consegnare la LANCIA e tenerla conservata nel Castello.

Ma il Gran Duca non era soddisfatto di come erano andate le cose, e pensò di farla prendere di nascosto da qualcuno e farsela portare nel suo Palazzo. Si attivò, allora, il Ciambellano che chiamò per quel compito, un tale dalla fama non molto raccomandabile. Questi di notte riuscì ad entrare nel Castello e trovata la stanza dove era conservata la LANCIA cercò invano di staccarla dalla sua custodia, e quasi ci stava riuscendo quando uno strano rumore le fermò, si girò di scatto e vide un’ Ombra che si avvicinava.Una voce cavernosa, quasi da oltretomba, disse “Che fai non sai che la LANCIA appartiene alla famiglia del Conte Ludovico a cui i lodigiani l’hanno donata?” Il ladro, spaventato da quella apparizione, e soprattutto dal tono di quella voce se la dette a gambe scavalcando la finestra da cui era entrato.

L’Ombra prese la LANCIA e disse:” Da troppi è desiderata, ed io la nasconderò dove nessuno potrà trafugarla” L’indomani tutti si accorsero che la lancia era sparita, e pensarono che fosse stato il Gran Duca a farla rubare, ma poi si venne a sapere che anche il Gran Duca continuava a cercarla, e da allora cerca che ti ricerca della LANCIA D’ORO nessuno ne ebbe più notizia.

Oggi in queste sale c’è la Biblioteca e se volete potete entrare a cercarla, magari nascosta dietro ad alcuni libri.

Forse potrete trovare qualche traccia ma è più facile che  la LANCIA non riuscirete a trovarla. Però qualcosa d’oro, comunque, l’ avrete trovata, é quel libro che avete tenuto in mano e sfogliato e che vi invita ad essere letto. (Testo di Carmelo Signorelli)

4 commenti

  • Pito

    Grazie per la storia! mi avete risolto finalmente il quesito che mi porto insoluto da quando abito nel Castello (oggi bellissimo “condominio orizzontale” e non “palazzone”, come il simpatico Carmelo lo ha apostrofato).
    La spada era nascosta nei locali da me abitati ma l’abbiamo subito fusa e dispersa, sottoforma di minuscoli granellini, nella grande campagna saleranina, affinché si avverasse il detto… “Non spade ma aratri e sementi per la nostra gente”…

  • Pito Maisano

    A parziale rettifica.. Grazie

    Grazie per la storia! mi avete risolto finalmente il quesito che mi porto insoluto da quando abito nel Castello (oggi bellissimo “condominio orizzontale” e non “palazzone”, come il simpatico Carmelo lo ha apostrofato).
    La lancia era nascosta nei locali da me abitati ma l’abbiamo subito fusa e dispersa, sottoforma di minuscoli granellini, nella grande campagna saleranina, affinché si avverasse il detto… “Non lance ma aratri e sementi per la nostra gente”…

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